All'alba del ventesimo secolo undici società operaie di città (leghe di resistenza e cooperative di lavoro e produzione) deliberarono di istituire la Camera del lavoro di Ravenna. Era il 31 dicembre del 1900. La sede del sindacato era in via Matteucci e da allora è sempre stata la stessa. Come non sono mutate le solide radici all'origine dell'azione riformista e di tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno accompagnato la storia ultracentenaria della Cgil della provincia di Ravenna. Solo il Fascismo decretò la chiusura della Camera del lavoro che passò in mano alla Confederazione Nazionale Sindacati Fascisti. Furono anni bui, segnati da violenze e soprusi. Il sindacato non aveva più la sua "casa", era fuorilegge ma continuò ad esistere al di fuori delle norme di regime e a manifestarsi nella lotta antifascista. Negli anni seguenti alla fine della dittatura, la Camera del lavoro fu acquistata dai lavoratori attraverso una sottoscrizione. Le attività della Cgil tornarono dunque nel luogo dove erano nate e cresciute. La Cgil ebbe un ruolo cruciale nel processo di sviluppo economico degli anni del secondo dopoguerra. Fu un periodo di grandi lotte in nome delle quali alcuni sindacalisti pagarono in prima persona con la reclusione.
Fin da allora la Cgil è stata una forte guida nel cambiamento dei processi economici e sociali della provincia, operando incessantemente per il mantenimento della coesione sociale.
Attualmente la Camera del Lavoro di Ravenna è presente con 33 sedi sul territorio provinciale, nelle quali operano le organizzazioni di categoria ed il sistema dei servizi per un’azione sinergica di tutela finalizzata a difendere, affermare, conquistare diritti individuali e collettivi, che vanno dai diritti di cittadinanza e di welfare ai diritti del lavoro.